Lawrence Ferlinghetti

Una buona traduzione - verso per verso, parola per parola - della poesia "Grottamare" (1990), di Lawrence Ferlinghetti, il Vate della «Beat Generation», č stata pubblicata, a fronte dell'originale, fin dal 1991 nel volume "GROTTAMMARE TERRA POETICA" di Michele Rossi a cui fu fornita direttamente dal traduttore italiano di Ferlinghetti, che accompagnava l'artista a un convegno a Pescara.
Il testo originale, e la stessa traduzione, compaiono pure nel volume "GROTTAMMARE, Guida Storico Turistica", curato da Tiziana Capocasa ed edito nel 1994.
Qui di seguito vi propongo una mia versione libera - o piuttosto, direte voi, arbitraria - della poesia.  E sia.
Con la dott.ssa Capocasa, brillante giornalista grottese appassionata di storia e di cultura locale (in particolare Tiziana ha molto approfondito il tema del soggiorno di Liszt a Grottammare, facendone oggetto di amorevole studio), e con Michele Rossi, che da molti anni cura con successo raffinate e documentate opere di valorizzazione del patrimonio storico, artistico, paesistico e culturale del territorio di Grottammare, sarņ lieto di sviluppare ancora la collaborazione, rendendo da parte mia visibile il loro lavoro anche su queste pagine web.

Per chi desiderasse aggiungere un non piccolo tassello alla conoscenza di Lawrence Ferlinghetti, ho trascritto in una mia pagina un recente articolo di Fernanda Pivano. Lo trovate qui
Grottamare
Turquoise sea off Grottamare
Grottammare with its sea caves
echoing
along the Adriatic
Echo of siren song
still reaches me
inside the silent train
once more the lost voices calling
undersea
Ah, but naturally
all is illusion
The fog still lies heavily
in the olive trees
Dawn is made by the clock
and not by light
which only exists in our minds
Men and women sleep
in their usual darkness
Only the light
asleep in their eyes
gives any hint
of an iridescent future
of an incandescent destiny
Only far off
beyond the far islands
the sea sends back
its turquoise answer
 Grottammare
Grottammare e, dinanzi,
il suo liquido specchio di turchese. 
Da antri inabissati
giungono ancora lungo l'Adriatico
lontane misteriose risonanze.
Nel treno silenzioso
mi pare quasi di sentire tenue
l'echeggiare di un canto di sirene
e di sentirmi di nuovo chiamare
dalle sommerse voci ormai perdute.
Ah, ma tanto lo so
che tutto ciņ non č che un'illusione.
La nebbia aleggia opaca
tra i tronchi degli ulivi
e solo l'orologio annuncia l'alba 
non la luce
che esiste solo nelle nostre menti.
Uomini e donne dormono nel treno,
il buio č familiare accanto a loro.
Nella luce assopita nei loro occhi
si intuisce appena il sogno
di un futuro cangiante,
di un incandescente destino.
E da molto lontano
al largo
oltre le isole remote
il mare rimanda incessante
la sua risposta turchese.


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